Quando si dispone di un laghetto può capitare di imbattersi in una fastidiosa proliferazione di alghe filamentose.
Si tratta di un caso che ci è stato sottoposto da una nostra lettrice: siamo dinanzi a un fenomeno piuttosto comune, e abbiamo pertanto ritenuto di utilizzare la sua vicenda come spunto per un approfondimento che possa essere utile a tutti.
Alghe filamentose: come e perché
Come accennato, non bisogna sentirsi “sfortunati” o incapaci qualora nel proprio laghetto facciano la loro comparsa alghe filamentose: il problema non solo è noto, ma anche diffuso, soprattutto in laghetti di ridotte dimensioni, specie se esposti al sole e con acqua trasparente. Aspetti che sono alla base dello sviluppo delle alghe, unitamente ad altri, quali:
• L’utilizzo, per il riempimento, di acqua carica di nutrienti;
• L’assenza di un sistema di drenaggio periferico;
• La temperatura dell’acqua, quando eccessivamente elevata;
• L’eventuale sovraffollamento di pesci;
• La presenza di animali che possono produrre ingenti quantità di deiezioni e, in generale, sporcare l’acqua (per esempio anatre, papere, tartarughe o carpe Koi di grandi dimensioni).
Risolvere il problema: le due soluzioni possibili
È possibile intervenire in due modi. La prima soluzione proposta agisce direttamente sulla causa, mentre l’altra, focalizzata sul problema, è più semplice e meno impegnativa.
Qualora si preferisca la prima ipotesi, ecco una serie di azioni da intraprendere per eliminare definitivamente la causa soggiacente alla formazione di alghe filamentose:
• Anzitutto devono essere asportate le alghe presenti avvalendosi di una spazzola, quindi manualmente, oppure utilizzando l’apposito aspirafango;
• Ombreggiare il laghetto;
• Prevedere ricambi parziali di acqua soprattutto in primavera ed estate, verificando che l’acqua impiegata a tal proposito non abbia valori elevati di fosfati, nitrati, ferro e durezza, e controllando che non vi siano inquinanti;
• Ridurre la quantità di alimenti somministrati agli animali, ricordandosi che i pesci sono sì voraci, ma biologicamente non hanno bisogno di grandi quantità di cibo;
• Prevedere un sistema filtrante in grado di asportare buona parte di quegli stessi residui che, decomponendosi, vanno ad alimentare lo sviluppo e la diffusione di alghe nell’ecolago;
• Diminuire, tenendo conto delle dimensioni del laghetto, il numero di inquilini presenti, trasferendo in uno stagno animali come le anatre, le papere o le tartarughe;
• Inserire nell’ecosistema piante acquatiche che abbiano la proprietà di asportare i nutrienti dall’acqua;
• Assicurarsi che, in caso di abbondanti piogge, le precipitazioni nell’area circostante il lago non penetrino nell’acqua portando con sé concimi, diserbanti, terriccio o altre sostanze inquinanti.
Per chi preferisca concentrarsi sulla risoluzione specifica del problema, invece, gli interventi da mettere in atto sono tre, in qualche caso comuni a quelli sopra dettagliati:
• Asportate le alghe presenti con una spazzola oppure utilizzando il già citato aspirafango;
• Acquistare un apposito antialghe, accertandosi preventivamente che la sua composizione sia compatibile con la vita delle piante e degli animali presenti nel proprio laghetto;
• Valutare l’utilizzo di prodotti specifici che, attraverso l’azione di batteri ed enzimi, siano in grado di controllare la formazione di alghe nel laghetto.