Lo diceva Talete con un’affermazione che ha fatto sua pure Emilio Del Giudice, scienziato di rilevanza internazionale – laureato in Fisica, specializzato in Fisica Teorica e Nucleare e ricercatore che tra i suoi studi ha approfondito la memoria dell’acqua – scomparso lo scorso 31 gennaio.
Il ruolo dell’acqua nella vita
Emilio Del Giudice ha affrontato nel corso della sua carriera da ricercatore il tema del ruolo dell’acqua nella vita secondo i criteri della Fisica e dell’Elettrodinamica quantistica. E ha concluso che l’acqua è fondamentale: il corpo umano, innanzitutto, è costituito per il 99% da molecole d’acqua. Ciò nonostante a ottenere gran parte dell’attenzione del mondo scientifico è il restante 1%. “Questo perché – spiegava Emilio Del Giudice in un’intervista rilasciata a “Scienza e Conoscenza” nel gennaio 2012 – si parte dal presupposto che sia quell’1% a dar luogo alle reazioni chimiche della dinamica biologica, vivente”. Reazioni, queste, di cui è “regista” il campo elettromagnetico prodotto dalle oscillazioni delle cariche elettriche. Più molecole danno luogo a oscillazioni, più il campo magnetico è definito: in tal senso, il ruolo del 99% di molecole d’acqua è imprescindibile, alla stregua di quello della curva di tifosi che contribuisce a un miglior gioco della squadra in campo.
Gli esperimenti di Luc Montagnier
Montagnier – medico, biologo e virologo francese nonché Nobel per la medicina 2008 per la scoperta del virus dell’Hiv insieme alla dottoressa Françoise Barré-Sinoussi e al dottor Robert Gallo – ha dimostrato che è l’acqua a regolare l’intensità dei segnali elettromagnetici: ha diluito via via sequenze di Dna batterico inserite in una provetta, constatando che l’aumento dei segnali elettromagnetici è direttamente proporzionale alla diluizione con acqua, elemento in grado di oscillare sulle frequenze stabilite dal Dna, quasi come una ballerina. Montagnier ha aggiunto alla prima fase del suo esperimento un passaggio successivo, da cui risulta che inviando i segnali elettromagnetici a un secondo recipiente riempito di acqua pura distillata arricchita con le sostanze utili alla strutturazione del Dna – anche per via telematica a centinaia di chilometri di distanza - dopo circa 20 ore si ottiene lo stesso tipo di Dna da cui il segnale è stato estratto in origine.
L’eredità di Benveniste
I risultati ottenuti da Montagnier prendono le mosse dagli studi di Jacques Benveniste, scienziato francese che nell’88 scrisse per la rivista “Nature” un articolo in cui parlava della memoria dell’acqua. Secondo gli esperimenti di Benveniste, le molecole d’acqua - legate a sostanze poi diluite fino a renderne pressoché impercettibile la presenza – si comportano in modo “informato”, come se conservassero in memoria le caratteristiche delle sostanze con cui sono entrate in contatto. Le conclusioni di Benveniste vennero avversate dalla comunità scientifica più conservatrice, ma in seguito riabilitate da scienziati tra i quali, appunti, Montaigner, che non fa mistero del suo “debito” con Benveniste.
La memoria dell’acqua nel biolago
In tema di biolaghi, si può citare senza timore di essere smentiti il beneficio energetico e a livello di equilibrio psicofisico riscontrabile in chi gode delle sue acque naturali. L’ecolago è in grado di generare un flusso di energia e vitalità di gran lunga superiore rispetto alle acqua sterilizzate, giusto per citare un caso, e non si tratta di una vaga impressione: è sufficiente constatare gli effetti delle acque di un biolago su pelle, occhi e capelli per rendersene conto. Inoltre, a guisa delle molecole d’acqua che richiamano la struttura del Dna che vi è stato diluito, un biolago si connota a immagine e somiglianza di chi lo ha voluto, pensato e realizzato, riflettendone volto e anima.
L’acqua come chiave di volta della sostenibilità ambientale
Gli studi finora condotti hanno strutturato materiale sufficiente per mettere a punto una nuova industria chimica non inquinante basata su una precisa interazione reciproca delle molecole, in modo efficiente e a basso consumo energetico. Secondo Del Giudice un primo contributo in tal senso potrebbe giungere dal cosiddetto "effetto ossidroelettrico”, ossia dall’estrazione di corrente elettrica dall’acqua mediata dalle molecole di ossigeno. Grazie all’acqua, infatti, gli esseri viventi sono in grado di trasformare energia di basso grado – il calore, per esempio – in energia di alto grado, come quella elettrica o chimica.