I fiori di loto sono tra le piante acquatiche più famose, anche grazie allo loro straordinaria bellezza.
Coltivati fin dall'antichità anche dagli egizi, il fiori di loto comprendono numerose specie, tutte rustiche, con fiori che talvolta superano anche i 20 cm di diametro.
Inoltre, il fiore di loto è considerato il simbolo del risveglio buddista. La loro radice è ricca di vitamine e minerali ed è possibile mangiarne in abbondanza senza preoccuparsi delle calorie visto che risulta pressoché priva di lipidi.
Il Renkon – così viene chiamata la radice del fiore di loto – oltre ad essere la pianta sacra per Induismo e Buddhismo (rappresenta l’essenza della vita umana che rimane pulita pur affondando le radici nel fango della realtà) è infatti molto usata anche in cucina.
Le frittelle di Renkon La radice, di forma allungata, ha l’aspetto di un comune tubero, ma al suo interno presenta fori concentrici, tanto da formare, al momento del taglio, fette che assomigliano alle ruote di un carro. I buddisti la consumano a rondelle e la mangiano come fossero frittelle. Si dice che attraverso i fori del Renkon si possa intravedere il futuro; per questo in Giappone viene spesso servita a Capodanno, insieme ad altri ingredienti di buon augurio. Per conservarla viene essicata e tagliata.
Non a caso le frittelle di Renkon vengono anche riempite con un ripieno di karashi (miso di senape): nonostante la semplicità della frittura, la croccantezza della radice e il sapore piccante di senape creano un insieme che garantisce una sensazione molto rinfrescante.
Il Renkon nella cucina quotidiana Bianca, croccante e forata, la radice fresca si pela e si fa bollire in una miscela di acqua, zucchero e aceto di vino finchè diventa soffice. A questo punto può essere tagliata e aggiunta alle zuppe di verdure, oppure cotta al forno per pochi minuti. Il Renkon in scatola o sottovuoto va invece scolato dell’acqua di governo e tagliato a fette; pronto per fritture o per arricchire minestre e sughi.