Biolaghi e biopiscine: le fasi di realizzazione

martedì 8 aprile 2014

Quando si pensa alla costruzione di un biolago o di una biopiscina nel proprio giardino non bisogna lasciarsi scoraggiare da eventuali spazi limitati o da singolari caratteristiche del terreno. 

Ecolaghi e piscine naturali, infatti, possono essere progettati ad hoc a seconda delle esigenze: su superfici contenute, su suoli in pendenza, trasformando piscine o laghetti già esistenti… Ogni giardino, insomma, si presta ad accogliere, con il suo stile unico, la presenza dell’acqua. Sarà poi naturalmente il progettista, d’accordo con chi fruirà del biolaghetto, a decidere quale forma assumerà tale presenza, operando come nell’esempio che illustriamo di seguito.

Gli scavi, i teli, la piantumazione del fondale e l’impermeabilizzazione dell’ecolago

Il caso specifico fa riferimento a un ecolago della superficie di 150 metri quadrati per una portata di circa 130 metri cubi: il metodo seguito funge in realtà da modello generale da cui ci si discosta di volta in volta sulla base di istanze particolari o delle peculiarità di ciascun terreno. Realizzato il progetto esecutivo del biolago, si procede con l’escavazione dell’area, fase preliminare alla copertura meccanica con un feltro protettivo molto resistente alla punzonatura a sua volta funzionale alla stesura di una successiva membrana impermeabilizzante nera. La membrana nera, con il passare del tempo e a causa della sua porosità, cambierà colore e potrà diventare verde naturale, giallo-marroncino o addirittura bianca a seconda dell’ambiente in cui si trova e della qualità di acqua che si utilizza per il riempimento e il mantenimento del biolaghetto.

L’impianto idraulico dell’ecolago

Molto importante e complesso in un biolago è l’impianto idraulico che dev’essere dimensionato su misura per evitare consumi esagerati, e al contempo per mantenere una circolazione d’acqua sufficiente a garantire pulizia, trasparenza e salubrità dell’acqua. La pompa a basso consumo energetico, posizionata in un locale tecnico adeguato, sposta l’acqua nel substrato filtrante ove sono radicante le piante acquatiche fitodepuranti e ornamentali. Un sistema di troppo pieno assicura un livello massimo dell’acqua in caso di forti piogge, mentre sensori e sistema centralizzato assicurano il rabbocco automatico dell’acqua.La movimentazione dell’acqua superficiale attraverso bocchette di immissione, skimmer, sfiori e giochi d’acqua è necessaria al fine di scongiurare il ristagno dell’acqua – come accadrebbe invece in un normale laghetto o in uno stagno – e per evitare il conseguente affollamento di sporcizia, zanzare e fastidiosi insetti

L’impianto elettrico della biopiscina

Molto importante per la sicurezza dei bagnanti è anche l’impianto elettrico, che dev’essere realizzato da un’azienda professionale abilitata al rilascio, a fine lavori, di un certificato di lavoro eseguito a regola d’arte secondo le normative vigenti.

La definizione dell’area di fitodepurazione è uno dei passaggi fondamentali dell’intera progettazione e in quanto tale merita un approfondimento a sé. La fitodepurazione rappresenta il cuore pulsante del biolaghetto: è qui che le acque vengono filtrate replicando i meccanismi degli ambienti acquatici naturali. Ed è qui, dunque, che un semplice specchio d’acqua diventa a tutti gli effetti un biolago, uno scrigno di acqua pura, viva e salubre come in un laghetto di montagna. Nel caso dell’ecolago, le piante vengono collocate nell’apposita zona di fitodepurazione: l’azione combinata di materiale inerte, substrato e flora acquatica purifica l’acqua anche dai batteri patogeni, senza l’utilizzo di alcun prodotto chimico. La selezione della flora è un’operazione meno banale di quanto possa sembrare: non si tratta infatti di una mera velleità estetica, bensì di una scelta che inciderà profondamente sulla vita del biolaghetto. Ogni varietà ha sue specifiche proprietà, che devono fondersi armonicamente con quelle della restante vegetazione per creare un equilibrio fra specie galleggianti, spondali e palustri (cui si aggiungono eventuali piante decorative). Le prime, per esempio, sono in grado di filtrare l’acqua dai metalli pesanti, mentre altre tipologie risultano indicate per la “pulitura” da nitrati e fosfati. Nelle acque grigie, invece, si utilizza frequentemente l’Iris acquatico (Iris Pseudacorus), una vera e propria pompa di ossigeno. Le piante ossigenanti non trovano largo impiego nelle nostre zone a causa delle elevate temperatura che l’acqua può raggiungere durante i mesi più caldi.

Finiture ed optional della biopiscina

Una volta messa a punto l’area di fitodepurazione è possibile dare il via alle opere funzionali e decorative, di cui fanno parte per esempio i gradini in pietra, le scale di accesso in acqua, il drenaggio perimetrale, la doccia solare, l’impianto luci, pedane o pontili in legno, cascate, giochi d’acqua, bordi in pietra… Tali strutture  - che abbiano valenza estetica o funzionale – vengono poi “replicate” nella zona adiacente la biopiscina con l’installazione di complementi d’arredo –  magari nella zona prendisole, giusto per citare un esempio – o di un airone decorativo che conferisce all’intero ambiente l’allure di una vera e propria oasi naturale.

L’ultimo sforzo interessa  la zona esterna al biolago, ossia il giardino – da realizzare ex novo o semplicemente da completare con la piantumazione, a seconda delle esigenze del beneficiario e delle caratteristiche del giardino stesso -, elemento imprescindibile per la creazione di un ambiente originale, unico, armonioso e irripetibile, proprio come un ecosistema naturale.