Per spiegare al meglio come funzionano biopiscine e ecolaghi abbiamo chiesto “aiuto” a una vera esperta: Michela Barbagli, Laureata in Scienze Naturali presso l’Università degli Studi di Siena e specializzata in Gestione e Conservazione del Patrimonio Naturale con tesi proprio sui “Laghetti balneabili”
Dottoressa Barbagli, da esperta quale è, ci spiega in pochi passi e con un linguaggio per i non addetti ai lavori, in cosa consiste la fitodepurazione e quali sono i “vantaggi” rispetto sulle acque rispetto ai trattamenti con altre tecniche in voga?
“Per fitodepurazione si intende il processo di depurazione delle acque tramite l’impiego di determinate piante che lavorano in sinergia con speciali batteri come Nitrosomonas e Nitrobacter. Questi batteri decompongono le sostanze organiche in sali minerali che vengono assorbiti dalle piante e utilizzati per la loro crescita. Le piante in compenso tramite le radici forniscono ossigeno ai batteri. Questo meccanismo che si verifica già in natura è stato osservato e riprodotto in modo amplificato nella piscina naturale. Il risultato è un’acqua limpida come quella di un ruscello di montagna senza nessuna sostanza inquinante e senza l’utilizzo di sostanze chimiche come cloro o cloruro di sodio (utilizzati nelle piscine con depurazione tradizionale) che hanno cattivo odore e possono dare bruciore agli occhi e allergie”.
Che caratteristiche ha l'acqua che, come quella dei biolaghi e delle piscine naturali, è depurata grazia alla sola azione delle piante? Quali sono i vantaggi?
“L’acqua che risulta dalla fitodepurazione oltre ad essere limpida e ad avere un odore gradevole è priva di agenti patogeni. Questo è stato dimostrato grazie allo studio mirato svolto nella tesi di laurea “Laghetti Balneabili” durante il quale sono stati introdotti in una biopiscina batteri patogeni quali Escherichia coli, Staphilococcus aureus, Enterococcus fecalis, Pseudomonas aeruginosa Cryptococcus laurentii e dalle successive analisi si è potuto constatare che dopo un singolo passaggio di tutta l’acqua della piscina nella zona di fitodepurazione avvenuta in circa 4 - 5 ore, il 90% dei batteri era stato eliminato. In 24 ore l’abbattimento era completo quindi non c’era più la presenza di batteri patogeni. La depurazione nell’area di filtraggio non è comunque solo affidata a piante e batteri ma essendo un ambiente adatto allo sviluppo di protozoi, anche questi collaborano nutrendosi di batteri patogeni e di piccole impurità. Le piante utilizzate che nel caso delle biopiscine sono soprattutto Iris pseudacorus, producono inoltre sostanze antibiotiche in grado di contenere i batteri nocivi”.
Nei suoi studi, ha riscontrato contoindicazioni per l'acqua purificata con la fitodepurazione, magari a lungo termine o in particolari condizioni climatiche o ambientali?
"Non esistono controindicazioni per quanto riguarda la fitodepurazione: se però l’acqua di immissione è molto ricca di fosfati e nitrati si può avere una produzione di alghe che risultano antiestetiche ma non influiscono sulla qualità dell’acqua e in ogni caso esistono alcune soluzioni per ovviare al problema. In zone con clima particolarmente caldo, come ad esempio in Sicilia, è necessario però sviluppare un’area di filtrazione più ampia”.
Per quale motivo ritiene stenti ancora a decollare l'idea di bacini idrici autosufficienti e decisamente meno inquinanti come i biolaghi e le piscine naturali rispetto ai tradizionali impianti con sostanze chimiche o sali?
“Il problema è legato alla scarsa conoscenza del tema e al conseguente pregiudizio sulle effettive qualità dall’acqua. Negli ultimi anni la situazione è comunque migliorata anche grazie alla collaborazione con alcuni architetti che dopo i primi lavori lo hanno proposto ad altri clienti perché meravigliati del risultato”.